«Annare perannareque commode» (Augurio romano)
2/9) Processione degli ancilia (festività): Roma – Il collegio dei Salii, composto da dodici giovani patrizi, portava gli ancilia – scudi ovali affidati da Marte Gradivo a re Numa Pompilio come pegno dell’eterna invincibilità di Roma – in processione per le vie di Roma, percuotendoli con le loro aste e cantando inni a Marte danzando in ritmo a tre tempi; alla fine del mese venivano solennemente riposti, ed era vietato intraprendere operazioni militari prima di quella data.
3/9) Sanguem (festività): Roma – Inizio delle celebrazioni in onore di Cibele e il suo servitore Attis. In questo giorno una processione, detta Canna intrat (“Entra la canna”), raggiungeva il tempio di Cibele sul Palatino. I partecipanti erano i “cannofori”, che portavano al tempio fusti di canne, allo scopo di commemorare l’esposizione di Attis bambino in un canneto. Si ritiene che questa cerimonia sia collegata ad antichi rituali propiziatori della pioggia di àmbito agricolo.
4/9) (Idi di Marzo) 44 a.C.: Roma – Caio Giulio Cesare viene assassinato da un congiura di senatori.
Nel corso della sua ascesa politica Cesare aveva attratto su di sé gli odi della fazione repubblicana, che aveva sostenuto Pompeo nella Guerra Civile ed era stata poi perdonata, e che temeva una forma di potere “monarchica”. Coinvolti, seppur implicitamente, erano anche alcuni suoi fedelissimi, che si sentivano messi da parte dalle scelte politiche del dittatore.
Plutarco ci tramanda che Cesare fosse in qualche modo informato da un veggente, ma non vi aveva prestato molta attenzione:
«Cosa ancor più straordinaria, molti dicono che un certo veggente lo preavvisò di un grande pericolo che lo minacciava alle idi di marzo, e che quando giunse quel giorno, mentre si recava al Senato, egli chiamò il veggente e disse, ridendo, “Le idi di marzo sono arrivate”; al che egli rispose, soavemente, “Sì; ma non sono ancora passate”.»
L’assassinio avviene nella Curia del Teatro di Pompeo: Cesare viene colpito da 23 pugnalate, di cui solo una piccola parte risulteranno mortali, morendo proprio sotto la statua del rivale Pompeo. La tradizione tramanda (episodio poco attendibile) che prima di morire disse la celebre frase “Anche tu Bruto, figlio mio?” a cui Bruto rispose “Così sempre ai tiranni!”. Il cesaricidio non ebbe gli effetti sperati, soprattutto nell’opinione pubblica, e i congiurati furono costretti a fuggire da Roma.
«Si decise di murare la Curia in cui fu ucciso, di chiamare Parricidio le Idi di marzo e che mai in quel giorno il Senato tenesse seduta.» [Svetonio]
La maggior parte dei congiurati verranno vendicati da Ottaviano e Antonio, e moriranno (assassinati o suicidi) tra la battaglia di Modena (43 a.C.) e quella di Filippi (42 a.C.), i restanti catturati e giustiziati. L’assassinio di Cesare accelerò il processo di smantellamento del vecchio ordinamento repubblicano.
6/9) 425 d.C.: Costantinopoli – Un decreto dell’imperatore romano d’Oriente Teodosio II riforma il sistema di studi di Costantinopoli. Viene introdotta una cattedra di filosofia e due di diritto. L’intenzione era quella di rilanciare la capitale come centro culturale cristiano in contrapposizione ad Atene dove le tendenze pagane erano ancora vive.
7/9) 493 d.C.: Ravenna – Dieci giorni dopo la fine del blocco navale di Ravenna, venendo meno ai patti di co-reggenza presi con l’intermediazione del vescovo di Ravenna Giovanni, il re degli Ostrogoti Teodorico uccide il re degli Eruli e patrizio romano Odoacre con la sua stessa spada durante un banchetto. Il re ostrogoto aveva cospirato con alcuni suoi seguaci di uccidere Odoacre mentre i due banchettavano assieme in un palazzo chiamato Ad Laurentum; quando questa congiura rischiava di fallire, Teodorico prende la sua spada e colpisce Odoacre alla clavicola. Pare che, in risposta alla domanda del morente Odoacre, “Dov’è Dio?“, il re ostrogoto abbia risposto: “Questo è quel che hai fatto ai miei amici*“.
«Quello stesso giorno, l’intero esercito di Odoacre, ovunque si trovasse, fu ucciso per ordine di Teodorico, così come i suoi familiari. Sunigilda, moglie di Odoacre, fu lapidata a morte; suo fratello Onoulfo venne ucciso da alcuni arcieri mentre tentava di rifugiarsi in una chiesa; Thela, figlio di Odoacre, fu esiliato in Gallia, ma quando questi tentò di rientrare in Italia, Teodorico lo fece uccidere.» [Giovanni di Antiochia, frammento 214a]
*Il riferimento di Teodorico ai suoi “amici” come vendetta personale per l’uccisione della coppia reale dei Rugi (487 d.C.), configura quindi l’assassinio di Odoacre come atto di giustizia in accordo con le tradizioni germaniche.
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