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Accadde Oggi: 10 Gennaio / 49 a.C. – «Alea iacta est!»

1/4) 49 a.C.: fiume Rubicone – Gaio Giulio Cesare attraversa in armi il confine tra Italia-Gallia Cisalpina, dando così inizio alla Seconda Guerra Civile romana.

Premesse. Alla scadenza del secondo quinquennio di governo provinciale Cesare intendeva presentare la propria candidatura al consolato per l’anno seguente: ma, su suggerimento di Pompeo, il Senato chiese a Cesare di sciogliere le legioni e presentarsi a Roma come privato cittadino. Il fine politico di Pompeo era chiaro: senza soldati e senza i poteri assicurati dalla carica di proconsole Cesare poteva essere facilmente essere arrestato e reso inoffensivo. In questa circostanza Cesare si mostrò ben disposto: si dichiarò disponibile a sciogliere il suo esercito, a patto che Pompeo facesse lo stesso con il proprio.

L’attraversamento del Rubicone e l’inizio della guerra civile. Prudentemente, Cesare aspettò le decisioni del Senato nei pressi di Rimini, sul Rubicone, il fiume che segnava il confine settentrionale dell’Italia e che, secondo le disposizioni di Silla, non poteva essere oltrepassato dai generali romani senza prima sciogliere il proprio esercito. Quando i tribuni della plebe lo raggiunsero per informarlo che la sua richiesta era stata respinta, e che essi stessi erano stati cacciati in malo modo dal Senato, Cesare decise per un atto di forza: passò il fiume – pronunciando la famosissima frase «Alea iacta est!» (lat. «il dado è stato gettato», ad indicare che l’azione è irrevocabile) – ed entrò con l’esercito in Italia, segnando l’inizio di un’altra guerra civile.

La scelta di Cesare dovette cogliere di sorpresa Pompeo e gli ottimati: mentre i cesariani dilagavano nella penisola, Pompeo e una fetta consistente dell’aristocrazia conservatrice scelsero di lasciare l’Italia e di trasferirsi in Grecia, costituendo una sorta di governo in esilio. In quelle zone era chiaro che Pompeo pensava di radunare più facilmente un esercito, grazie alle buone relazioni da lui intrattenute sin dall’epoca della guerra mitridatica con re e vassalli orientali, molti dei quali dovevano a lui il loro potere.


 

« … (Galba) si avvicinò improvvisamente, tra la turba dei cortigiani, a Pisone Frugi Liciniano, nobile ed egregio giovine già da lui tenuto in grande considerazione e sempre nel suo testamento dichiarato erede delle sostanze, del nome e, chiamandolo figlio, lo condusse agli accampamenti e lo adottò, pur non facendo neanche allora menzione alcuna di donativi. » [Svetonio, Vite dei Cesari, Galba, XVII]

2/4) 69 d.C.: Roma – L’imperatore Galba adotta Lucio Calpurnio Pisone Liciniano, designandolo di fatto suo successore. La decisione non fu accolta all’unanimità tra i veri detentori del potere: la scelta accontentava il prefetto del pretorio Cornelio Lacone, ma scontentava il governatore della Lusitania Marco Salvio Otone, proposto dal console Tito Vinio. Otone, insoddisfatto, inizia la sua rivolta contro Galba.


3/4) 976 d.C.: Costantinopoli – Muore l’imperatore Giovanni I Zimisce, terzo marito dell’imperatrice Teofano. Non si conoscono con certezza le cause della sua morte: alcune fonti tramandano che morì di tifo al ritorno dalla sua vittoriosa spedizione in Siria, altre sospettano che fu avvelenato da un eunuco di corte.

Lo stesso giorno viene incoronato imperatore Basilio II della famiglia dei Macedoni, figlio di Romano II e Teofano. Non vi furono problemi per la successione al trono in quanto Giovanni Zimisce era suo tutore ed egli, Basilio II, aveva appena compiuto diciotto anni. In occasione della sua ascesa al trono, Basilio non bada a spese per i festeggiamenti; lo stesso giorno vennero donate grandi somme di denaro ai cittadini di Costantinopoli.


4/4) 1410 d.C.: Venezia – La Repubblica di Venezia rifiuta la richiesta di un emissario dell’imperatore Manuele II di fortificare le mura dell’Istmo di Corinto, chiamate Hexamilion, in caso di attacco turco. Sempre i Veneziani si rifiutano di compiere attacchi contro il sultanato turco, in quel momento scosso da lotte intestine (per la successione a Bayazid) tra i principi Musa e Solimano.

 

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