Civiltà Bizantina

La condizione femminile nell’Impero bizantino + Focus: Donne bizantine / Teodora, Casia, Anna Comnena

È opinione comune che le donne bizantine avessero delle regole giuridiche che le ponevano al pari degli uomini: tuttavia non è possibile generalizzare molto su questo aspetto. La condizione femminile bizantina, per quanto molto tutelata in confronto ad altre culture, consentiva sì alle donne di ritagliarsi un proprio spazio ma relativamente al ruolo sociale e al contesto in cui agivano. Nel seguente articolo partiremo esponendo il ruolo delle imperatrici fino a giungere all’ambito più propriamente familiare, in modo da avere rispettivamente un quadro sia della sfera pubblica che privata. Buona lettura!

Il ruolo delle imperatrici. A partire dal II secolo d.C. (piena età romana) le imperatrici sono designate con il titolo di Auguste e successivamente Basilisse (“regine”): esse godevano di grande visibilità a corte, avevano grandi onori e molti privilegi. Potevano essere incoronate tali non solo le mogli, ma anche chi faceva parte della famiglia imperiale, come madri, sorelle e figlie. Oltre a presenziare alle cerimonie pubbliche, potevano anche partecipare direttamente al governo: è il caso dell’imperatrice Teodora, moglie di Giustiniano, che partecipava ai concili indetti dal marito e prendeva anche parola (con tanto di scuse iniziali). Quando un imperatore era troppo giovane l’imperatrice diveniva sua reggente sostituendolo in tutte le sue funzioni. In maniera analoga ciò avveniva anche quando l’imperatore non era più in grado di governare (come ad esempio Sofia che sostituì il marito “pazzo” Giustino II). Se invece l’imperatore mancava proprio, le imperatrici avevano il diritto di nominare il suo successore: è il caso di Marciano, Anastasio e dei mariti di Zoe, che ottennero la porpora per volontà femminile. Caso particolare quello dell’imperatrice Irene: alla morte del marito divenne reggente del figlio, ma non volle rinunciare al potere e non nominò alcun imperatore ma anzi, fece accecare il figlio e governò da sola. Per non contravvenire alle disposizioni che volevano un uomo alla guida dell’Impero, si fece nominare non “Basilissa“, ma “Basileus” (al maschile). Come si può ricavare da quanto detto, la condizione delle imperatrici è giuridicamente definibile come “largamente emancipata”.

Mosaico di Teodora, San Vitale (Ravenna), particolare

L’ambito privato-familiare. Nel diritto giustinianeo la donna è vista come legata al suo ruolo materno e allo stesso tempo questa visione viene adeguata ai principi cristiani. La legislazione imperiale, ispirata a questo diritto, considerava quindi il matrimonio come indissolubile e si cercava di limitare al minimo i casi di divorzio. In campo giuridico a “farne le spese” furono le donne (da notare la contraddizione con quanto accadeva nella famiglia imperiale): non deve stupire questo atteggiamento, che grossomodo era stato ereditato dal mondo romano-cristiano.

Le decisioni della famiglia venivano prese (perché gli spettavano di diritto) dal marito, mentre la moglie era considerata come boethós, cioè “aiuto”. Il consenso al matrimonio dei figli (fino al 726 d.C.) era solo di competenza paterna. La parità di genere del consenso al matrimonio durò fino alla seconda metà del IX secolo, quando Basilio I lo tolse, considerando inoltre un matrimonio senza consenso paterno “fornicazione”. Le diversità giuridiche erano ancora più evidenti anche in materia di divorzio e adulterio. Due esempi che rendono bene l’idea: il marito poteva divorziare dalla moglie se questa andava a dormire fuori casa, frequentava i bagni, l’ippodromo o il teatro; una moglie non poteva divorziare nemmeno se il marito era condannato per adulterio.

Anche al di fuori della famiglia vi era lo stesso atteggiamento: le donne potevano testimoniare (X secolo, regno di Leone VI) solo su “questioni femminili” per  “non superare i confini naturali che separano i sessi”…


Riassumendo tutto, per le donne nella società bizantina la partecipazione alla vita pubblica e l’emancipazione era possibile solo se si apparteneva ai ceti alti (almeno parzialmente). Vediamo ora tre storie di tre donne bizantine che a loro modo si sono distinte nel corso della storia e ne hanno influenzato il corso. La prima figura scelta è l’imperatrice Teodora, moglie di Giustiniano; le altre due sono Casia e Anna Comnena, le uniche due donne non-imperatrici ad aver lasciato traccia nella millenaria letteratura bizantina. Tre storie diverse, ma ugualmente significative.



TEODORA, imperatrice.

B. Constant "Teodora Imperatrice"
B. Constant “Teodora Imperatrice”

Teodora nacque nel 497 da una famiglia di bassa estrazione sociale: suo padre era guardiano degli orsi all’Ippodromo di Costantinopoli, e lei lavorò nel mondo del teatro (non proprio come il teatro attuale!).

« Quando le figlie divennero giovinette, subito la madre le avviò alla scena, poiché erano davvero belle: però non tutte simultaneamente, bensì a seconda che ciascuna le paresse matura al compito. […] All’epoca Teodora non era affatto matura per andare a letto con uomini, né ad unirsi a loro come una donna; si dava invece a sconci accoppiamenti da maschio, con certi disgraziati, schiavi per di più, che seguendo i padroni a teatro, in quell’abominio trovavano sollievo al loro incomodo – e anche nel lupanare dedicava parecchio tempo a quest’impiego contro natura del suo corpo. Non appena giunse all’adolescenza e fu matura, entrò nel novero delle attrici e divenne subito cortigiana, del tipo che gli antichi chiamavano ‘la truppa’. Non sapeva suonare flauto né arpa, né mai s’era provata nella danza; a chi capitava, ella poteva offrire solo la sua bellezza, prodigandosi con l’intero suo corpo.
[…] Spesso giungeva a presentarsi a pranzo con dieci giovanotti, o anche di più, tutti nel pieno delle forze e dediti al mestiere del sesso; trascorreva l’intera notte a letto con tutti i commensali, e quando erano giunti tutti allo stremo, quella passava ai loro servitori, che potevano essere una trentina; s’accoppiava con ciascuno di loro, ma neppure così riusciva a soddisfare la sua lussuria.» [Procopio, Storia Segreta]

Teodora, San Vitale (Ravenna), particolare

Si legò al procuratore della Libia e si trasferì con lui in Cirenaica, ma abbandonato da questi decise di fare ritorno a Costantinopoli (520). Prima di tornare, di passaggio per l’Egitto, entrò in contatto con gli ambienti cristiano-monofisiti (secondo cui Cristo aveva natura solo divina), e in seguito lasciò gli spettacoli mimici. Incontrò a Costantinopoli Giustiniano, il cui zio non era altri che l’imperatore Giustino: per permettere al suo successore e nipote di sposarla arrivò a modificare la legge che impediva ai senatori di sposare attrici o ex attrici. Sposatasi con Giustiniano nel 524, nel 527 divenne imperatrice co-regnante. L’episodio più importante dove ebbe grande influenza su Giustiniano fu la rivolta di Nika (guidata dagli esponenti delle due principali fazioni sportive dell’Ippodromo): mentre suo marito pensava di darsi alla fuga, Teodora lo convinse a restare e a reprimere la rivolta (a reprimerla sarà un giovane generale dal grande futuro, Belisario). Con la sua influenza riuscì anche a far nominare alcuni vescovi monofisiti e a promuovere l’elezione al soglio pontificio di Papa Virgilio.

La vita di Teodora (497-548) ci è stato presentata dalle fonti in maniera molto diversa: Procopio, storico di rango senatorio, la presenta come una donna dissoluta e avida di potere (come nell’estratto sopra riportato), al contrario altre fonti la descrivono pia, dedita ai lavori femminili e mite. Di sicuro è una personalità molto complessa che per vizi e virtù affascina senz’altro.



CASIA

Teofilo, rappresentato nelle cronache di Giovanni Skylitzes.
Teofilo, rappresentato nelle cronache di Giovanni Skylitzes.

Della vita di Casia si conosce veramente poco. Nacque intorno al 809-810 ed era una poetessa. L’episodio che ci è stato tramandato della sua vita è legato ad una sorta di concorso. Gli imperatori dell’epoca sceglievano la propria sposa attraverso una serie di “provini” ai quali partecipavano numerose e avvenenti aspiranti. L’imperatore Teofilo la notò e si fermò davanti a lei e le rivolse la parola dicendole che le donne avevano sempre fatto del male. Casia prontamente rispose “Esse, però, sono state anche occasione per fare molto bene”. Premettendo che resta incomprensibile l’approccio dell’imperatore, resta altrettanto incomprensibile capire che risposta si aspettasse l’imperatore: la risposta fu giudicata troppo ardita e Casia fu scartata. Per l’umiliazione subita, ella si ritirò in convento e qui trascorse tutti i suoi giorni.


ANNA COMNENA

Le notizie su Anna Comnena ci giungono da lei stessa. Figlia dell’imperatore Alessio Comneno, scrisse in suo onore un’opera storiografica in quindici libri giunta sino a noi, l’Alessiade. Al di là dei suoi meriti come donna di cultura, colpisce molto il giudizio che ella dà sulla condizione femminile. Le donne nei suoi scritti vengono esaltate per il loro devoto ruolo di madri:

«Nulla è uguale all’amore materno, non esiste difesa più forte di una madre, le sue preghiere per il figlio sono sostegno e guardiano invincibili.»

Anna Comnena
Anna Comnena

Anche dal punto di vista dei complimenti, non si sbilancia mai troppo, come testimoniato dal massimo elogio femminile:

«Non aveva niente di femminile, nessuna delle debolezze che in genere manifestano le donne.»

Evidentemente Anna condivideva a pieno quello che gli uomini del suo tempo pensavano esattamente delle donne. Quando non dannose (dal giudizio di Teofilo con Casia) le donne venivano giudicate futili, incapaci di comprendere i problemi altrui all’infuori del mondo femminile e vanitose.

Concludiamo l’articolo con due citazioni, che rendono ancora di più l’idea – se non l’hanno ancora resa – della donna in generale nel Medioevo:

«Il mondo periva, e mia moglie continuava ad adornarsi.» Proverbio medievale

«La maggior virtù che si può chiedere a una donna è il silenzio; e se proprio deve parlare, almeno che a sentirla sia solo il marito.» Michele Psello (1018-1097)

Grazie per la lettura, e al prossimo articolo! A.P.

Antonio Palo

Laureato in 'Civiltà Antiche e Archeologia: Oriente e Occidente' e specializzato in 'Archeologie Classiche' presso l'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'. Fondatore e amministratore del sito 'Storia Romana e Bizantina'. Co-fondatore e presidente dell'Associazione di Produzione Cinematografica Indipendente 'ACT Production'. Fondatore e direttore artistico del Picentia Short Film Festival.

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